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144 i cacciatori di foche della baia di baffin


– Allora abbiamo camminato come i granchi o poco meno, disse il mastro. Sono già due buone settimane che abbiamo lasciata Discko.

– Quindici giorni precisi, mastro.

– Mi sembra strano che non si possa ancora vedere la costa di Cumberland.

– Ma ditemi, mastro, dove andiamo noi? Sono quindici giorni che ve lo domandiamo senza che vi si possa strappare una risposta.

– Oggi ve lo dirò.

– Finalmente!... Comprenderete, mastro, che avventurarsi agli ultimi di settembre fra i ghiacci del polo, in così piccolo numero, su di una barca solida sì, ma sempre troppo piccola per un lungo svernamento, e senza sapere dove si vada, non è una grande bella cosa. Ci avete arruolati con delle paghe straordinarie, è vero, ma ci va di mezzo la pelle.

– È vero, rispose il mastro, sorridendo, ma ti ho detto che oggi parlerò.

– E saremo ben lieti. Voi sapete che noi siamo uomini da seguirvi anche al polo.

– Lo vedremo, Charchot.

– Diavolo! esclamò il marinaio. Ho detto di seguirvi fino al polo, ma spero che non avrete l’idea di condurci fino là.

– No, ma ben lontani di certo, ed è per la tema di un rifiuto da parte vostra che finora non ho parlato. Andiamo a far colazione, amico Charchot, e fra due bottiglie di gin e di whisky apprenderai lo scopo del nostro viaggio.