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142 i cacciatori di foche della baia di baffin


– Sì, mastro.

– Tu, Grinnell; che vai pazzo per gli arrosti, t’incaricherai della cucina. Quando avremo mangiato discorreremo, amici miei.

– Sul viaggio? chiesero i marinai, vivamente.

– Sì, ragazzi. Vi dirò il motivo per cui vi ho guidati in mezzo ai ghiacci della baia di Baffin in una stagione così inoltrata, mentre tutte le altre navi fuggono ormai al sud a vele sciolte.

– Era tempo, mastro, disse Charchot. Se continuavate a rimanere muto, come un pesce, io non vi avrei seguìto per molto tempo, diamine!... Salire verso il nord al principiare dell’inverno polare, è una pazzia.

– Ma che il governo dell’Unione paga bene, rispose Tyndhall. Vi ho arruolati con una paga che nemmeno un capitano di corvetta può guadagnare. Vieni, Charchot. Intanto che i nostri compagni scorticano gli orsi, noi andremo a dare uno sguardo ai ghiacci della baia. Spero di trovare qualche passaggio libero verso l’ovest.

Mastro Tyndhall ricaricò con grande cura il suo fucile onde trovarsi pronto nel caso che l’orsacchiotto cercasse di assalirlo e si diresse verso un altissimo ice-berg che si era incrostato al campo di ghiaccio.

Charchot lo aveva seguito portando due ramponi, armi di difesa, ma anche validissime in una ascensione sulle montagne di ghiaccio.

Giunti alla base dell'ice-berg, s’arrestarono alcuni istanti per cercare dei crepacci che permettessero a loro d’intraprendere la difficile salita e trovato una specie d’incavo che pareva fosse stato prodotto dalla fusione delle più alte cime del colosso, aiutandosi l’un l’altro e piantando profondamente i ramponi, cominciarono ad elevarsi lentamente.