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capitolo ii — gli orsi bianchi 141


La belva balzava a destra ed a sinistra con rapidità sorprendente, sfuggendo ai colpi di rampone ed ai colpi di scure che Grinnell le vibrava.

Ad un tratto il grosso cane di Terranuova entrò in campo abbaiando con furore. Senza badare al pericolo, balzò contro l’animale mordendolo ferocemente ai garretti.

Mastro Tyndhall vedendo l’orsa curvarsi per difendersi da quel nuovo avversario, vibrò un ultimo e più tremendo colpo di rampone. L’arma acuta e tagliente, diretta da quel braccio formidabile, entrò più di mezza nella carne.

Un colpo di scure di Grinnell, assestato sul cranio della fiera, bastò per completare la vittoria.

L’orsacchiotto, vedendo cadere la madre, fuggì di galoppo verso un accatastamento di hummoks, scomparendo agli sguardi dei marinai.

– Per centomila foche! tuonò il mastro. Speriamo che la sia finita con queste dannate bestiacce!... Presto, ragazzi, assicurate la gomena della Shannon.

– È fatto, mastro, risposero i due marinai che erano accorsi in aiuto dei compagni.

– I ghiacci urteranno la barca?...

– No, mastro Tyndhall. Siamo perfettamente riparati e non corriamo alcun pericolo.

– Allora possiamo gustare un po’ di riposo.

– E dare un colpo di dente ad un arrosto d’orso, disse Charchot. Un po’ di carne fresca la desideravo davvero.

– Ne abbiamo per tre settimane, mio bravo cacciatore. È una provvista preziosa guadagnata con poca fatica e che terrà lontano lo scorbuto. Mac-Chanty, tu che sei il più abile, puoi scuoiare le nostre due bestie.