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132 i cacciatori di foche della baia di baffin


dal folto pelame, dalla lunga coda villosa, valenti animali da caccia e abilissimi nuotatori.

Il grosso collare di ferro, irto di punte assai aguzze, indicava chiaramente come venisse impiegato nelle pericolose cacce contro i formidabili orsi bianchi delle regioni nordiche.

Il colosso, quantunque non abbandonasse la ribolla del timone per non compromettere la sicurezza della barca, non stava però un istante fermo. Si curvava a destra ed a sinistra per guardare i ghiacci e la sua voce poderosa echeggiava senza posa.

– Forza, ragazzi! Attento a babordo Grinnell!... Bada al tuo buttafuori, Charchot!... Giù un buon colpo, mio bravo Tylson! Credi d’aver in mano il fucile tu? Non sono nè alci, nè buoi muschiati, ma ghiacciai che ci assalgono!... Ohe!... Guardate a babordo, voi altri!... Vi dico che passeremo, parola di Tyndhall!...

– Ma per centomila corna di caribou!... tuonò colui che si chiamava Charchot. Non la finiremo più, mastro Tyndhall?... Ne ho abbastanza dei ghiacci e della vostra baia di Baffin!... Fulmini dell’equatore!... Sono tre giorni che si continua questa dannata manovra e vi dico che...

– Taci!... Bada a quello stream che sta per guastarci la prora.

– All’inferno tutti i ghiacci!

– Se potessi mandarveli non esiterei a farlo, Charchot, certo che a casa di messer Belzebù si liquefarebbero ben presto.

– Mastro... basta!... dissero i marinai. Non ne possiamo più.

– Un ultimo sforzo, ragazzi.

– Siamo affranti, padrone Tyndhall.