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capitolo xv — il maëlstrom 123


– Seguitemi, disse il baleniere. La nebbia si rompe e di lassù potremo vedere qualche cosa.

Si slanciarono sulle griselle e salirono nella botte del pilota. Attraverso alla nebbia che si lacerava sotto le raffiche, scorsero attorno al banco un candido lenzuolo di spuma che ondeggiava in tutte le direzioni, e udirono di lassù, dei boati confusi, degli scricchiolìi, dei tonfi e delle urla che parevano emesse da creature umane.

Gli equipaggi si erano allora pure accorti che il banco cominciava a roteare e che stava per essere assorbito dal vortice gigante. Urla di terrore risuonavano sul ponte, a prora ed a poppa. I due comandanti si lasciarono scivolare in coperta tuonando:

– In alto i gabbieri!... Tutte le vele al vento!... Calma ragazzi!...

Il wacke intanto cominciava a girare sui margini del vortice. Era ormai stato afferrato fra le sue spire e correva disordinatamente, trabalzando sulle onde e scricchiolando, trascinato da una forza irresistibile.

Attorno ad esso galoppavano altri ghiacci, strappati forse dalle spiagge di Moskenoesoe, rottami d’antichi vascelli che il gorgo spingeva a galla e che poi ringhiottiva, e si dibattevano, colla forza della disperazione i narvali dal lungo corno, le grasse focene, i voraci pescicani, le foche ed i trichechi emettendo muggiti e sospiri potenti paragonabili al tuono udito in lontananza.

Il vortice trascinava tutti nella sua foga circolare muggendo spaventosamente, sconvolgendo per ogni dove le acque, ed aspirando nell’imbuto mostruoso perfino le nebbie.

Tutte le vele erano state spiegate, quando avvenne un cozzo spaventoso. Il wacke, fracassato contro qualche roccia o contro qualche ammasso di ghiacci, si era aperto.