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capitolo xiv — una storia d'orsi bianchi 117


«Il pavimento si livellò e l’apertura si turò, ma a fior di terra era rimasta la testa dell’orso colla bocca sbarrata ed il cranio aperto da un colpo di scure.

«— È morto, mi disse il danese. La galleria è chiusa dal corpo di questo bestione e per ora nulla abbiamo da temere.

«All’esterno si udivano gli altri orsi a urlare. Essendo il loro compagno rimasto nella galleria, erano stati costretti a tornare indietro.

«Resi furiosi per quello scacco, si gettarono contro le pareti della capanna cercando di aprire un’altra breccia, ma i pali che erano solidamente uniti, resistettero ai loro sforzi ed ai loro artigli.

«Tutta la notte si aggirarono attorno alla nostra dimora tentando sempre di atterrare le pareti. Noi, in preda a continue angosce, correvamo or qua ed or là pronti a respingere l’assalto.

«All’alba la situazione non era cambiata. Verso le dieci del mattino, però, udimmo delle grida e dei colpi di fucile.

«Una barca montata da alcuni pescatori s’avvicinava alla spiaggia e avendo veduto gli orsi, quei bravi uomini avevano aperto un vivo fuoco.

«Pochi momenti dopo le fiere scomparivano fra i ghiacci e noi ci trovavamo fra le braccia dei salvatori.»

– Una terribile avventura, in fede mia disse Oscar, che l’aveva ascoltata con vivo interesse.

– Che mi ha fatto scombussolare il sangue per due settimane, rispose Tompson, ridendo. Vi assicuro che non sono più tornato in quel fiord.

Ah! Ecco laggiù un orso che ci guarda sospettosamente. Professore, mirate bene e cercate di colpire la testa.