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capitolo xiii — alla deriva | 109 |
– Ma durante l’inverno il mare è quasi sempre tempestoso intorno all’isola di Moskenoesoe.
– È vero, ma speriamo che la fortuna ci protegga ancora. Tocchiamo, professore, tenetevi stretto al bordo.
Il wacke cozzava allora contro gli ice-bergs della barriera. Contrariamente però alle previsioni di tutti, l’urto fu così formidabile, che perfino i margini interni del bacino diroccarono e la superficie gelata, pel contraccolpo, fu spezzata.
Due ice-bergs, squilibrati dal cozzo, strapiombarono sul wacke con indicibile fracasso, staccandone un tratto di tre o quattrocento metri quadrati e aprendo un canale largo parecchie gomene.
La Torpa, che era stata sollevata dalle ultime pressioni, cadde in acqua sollevando uno sprazzo gigantesco, e dalle contro-ondate fu spinta contro i margini del bacino con tale violenza, che la stiva rintuonò tutta ed i corbetti scricchiolarono sinistramente.
– Mille balene! esclamò Tompson. Un altro urto come questo e la Torpa si potrebbe mandare in cantiere per un paio di mesi. Fortunatamente è a prova di scoglio.
– È stata l’ultima prova disse Jansey. Addio ghiacci polari!
Era vero. Al di là di quelle barriere non si vedevano nè ice-bergs, nè palks, nè floe, nemmeno degli streams, nemmeno i piccoli hummoks. Il mare era perfettamente libero e solamente il wacke, forse in causa della sua grande estensione e fors’anche perchè si trovava nel mezzo della corrente, scendeva verso le latitudini meridionali.
Alcuni ice-bergs però, che dovevano trovarsi nel filo della corrente, lo seguivano, ma ad una grande distanza,