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capitolo xiii — alla deriva | 105 |
ranno più radi ed il nostro wacke, incontrando acque più tiepide, comincerà a sciogliersi.
– So però, che degli ice-bergs soventi si spingono fino alle coste occidentali della Norvegia. Se ne sono veduti perfino dinanzi ai fiords di Christiansund e perfino dinanzi al Soque-fiord.
– Lo so, professore, ma appena scorgeremo le montagne della Norvegia farò minare il banco e lo farò saltare pezzo a pezzo. Quando saremo giunti laggiù, non sarà più nè così grande, nè così solido come lo vediamo ora.
– Tornerete poi ad Hammerfest?
– Ho lasciato laggiù la mia nave in cantiere.
– Ritornerete in queste regioni nell’estate?
– Sì, professore. Verrò a pescare i giganti del mare in questi paraggi.
– Con quale piacere vi terrei compagnia.
– Il piacere sarebbe mio, professore, e se vorrete vi offro una cabina e una tavola che non sarà cattiva. Accettate?...
– È probabile, signor Tompson.
– Conto sulla vostra promessa. Vi farò vedere come si uccidono quei colossi a colpi di rampone. Professore, andiamo a cenare: questo freddo mette indosso una fame da lupi.
All’indomani il wacke era tanto lontano dall’isola degli Orsi, che appena appena si distinguevano i profili delle montagne. Ormai navigava in un mare quasi sgombro di ghiacci, poichè non si vedevano che pochi ice-bergs e pochi palks andare alla deriva.
Anche il freddo era notevolmente scemato e oscillava fra i -9° ed i -4° centigradi. Il sole però saliva ancora poco sopra l’orizzonte, ma di miglio in miglio