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100 i naufraghi dello spitzberg


a bordo, mentre gli altri trascinavano via l’orso che prometteva degli squisiti arrosti.

Durante il resto della notte le pressioni si fecero sentire ancora, ma debolmente. Verso le due del mattino però, il wacke subì una stretta violentissima che produsse altre spaccature e che fece crollare buona parte delle tettoie e la facciata del magazzino. Anche la Torpa fu sollevata a poppa con impeto e la catena di babordo del timone fu spezzata.

Il 26 ottobre il wacke, sotto le continue pressioni dei banchi della costa, del floe e degli ice-bergs che si accumulavano dietro di lui, cominciò a spostarsi. Il vento del nord soffiava con grande violenza sollevando grosse ondate e raddoppiava la velocità della corrente; quelle spinte continue, irresistibili e gli urti degli ice-bergs dovevano finire col farlo trionfare.

Infatti i banchi a poco a poco si disgregavano ed il floe, percosso lungo i suoi margini, diminuiva a vista d’occhio e cedeva sotto gli sforzi del wacke, il quale tentava di aprirsi il passo per riprendere la sua discesa verso il sud.

A mezzodì il wacke tornò a spostarsi con lunghi crepitìi e nello sforzo che faceva, esercitava delle pressioni violentissime sul bacino, il cui ghiaccio non aveva che poco spessore. I margini interni del grande banco tendevano a restringersi sempre ed a riunirsi prendendo in mezzo la Torpa.

– La faccenda diventa seria, disse Tompson a Oscar, che osservava l’avvicinarsi dei margini interni. Noi resteremo senza il bacino.

– Ma il wacke riprenderà la sua libertà e si rimetterà in marcia verso il sud, capitano, rispose il professore.