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capitolo xii — le pressioni dei ghiacci 97


– Nessun danno alla stiva? chiese Tompson all’ice-master, che era salito sul ponte.

– No, capitano, rispose il pilota. La Torpa ha resistito meravigliosamente alla terribile prova.

– Ma temo che siano rimasti danneggiati i magazzini, disse Jansey, che li aveva raggiunti. Da quella parte il ghiaccio si sollevava impetuosamente.

– Prima che la nebbia cali sul banco, andremo a vedere, disse Tompson. Mi preme che le nostre provviste non vadano perdute.

– Andrò io, capitano, disse il pilota.

Si armò di un bastone colla punta ferrata per scandagliare i crepacci e senza chiedere l’aiuto di nessuno, si avventurò sul ghiaccio del bacino che si era ancora rinchiuso attorno alla Torpa.

Osservò dapprima i fianchi della nave per vedere se avevano sofferto, poi si diresse verso il margine interno del bacino, evitando con cura i crepacci.

Il banco non tuonava più, però sotto la crosta si udivano ancora dei sordi fremiti i quali annunciavano nuove pressioni.

– Temo che passeremo una brutta notte, mormorò il vecchio pilota.

Giunto presso i magazzini, constatò che le muraglie di ghiaccio delle tettoie erano state gravemente danneggiate, ma che il fabbricato centrale aveva resistito. Solamente una parete si era screpolata, ma si poteva facilmente riparare.

Avendo osservato che al di là dei magazzini si apriva un canale, si spinse verso quella direzione per vedere fin dove si prolungava, ma aveva percorsi appena duecento passi, quando si sentì atterrare da una massa biancastra slanciatasi giù da un hummok.