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Una caccia ai condor 79


Specialmente i montoni e le pecore forniscono loro le vittime; pure talvolta anche i vitelli ed i giovani cavalli cadono sotto i rostri di quegli audaci predoni.

Si riuniscono in buon numero, circondano i montoni, poi s’avanzano sbattendo vivamente le loro immense ali e gridando a piena gola. Quando i disgraziati animali, tremanti, spaventati, si trovano ammassati gli uni addosso agli altri, formando un gruppo compatto, i condor s’innalzano e poi piombano su quella massa vivente che non può opporre alcuna difesa, facendo delle stragi orribili.

I danni che cagionano agli hacienderos del Perù, del Chilì e della pampa argentina sono gravissimi; ogni anno parecchie migliaia di bestie vengono divorate.

I condor che stavano per scendere sul recinto erano una mezza dozzina e tutti giganteschi. Splendidi volatili, quando si vedono solcare lo spazio colle immense ali tese, pieni di forza e di fierezza, passando sopra le vette nevose delle Ande; quale differenza invece quando si possono vedere da vicino appollaiati sulla punta di qualche rupe! Tutta la loro bellezza scompare, perchè non hanno nulla della nobiltà delle aquile, non essendo che degli avvoltoi e anche dei più brutti, col collo nudo e rugoso che fa ribrezzo a vederlo e che non ha nulla da invidiare a quello degli arghilah indiani, i mangiatori di carogne per eccellenza.

I sei condor continuavano a restringere i loro giri ed abbassarsi sempre però lentamente e con prudenza, essendo molto diffidenti. Non osavano ancora, sospettando qualche tranello, ma la vista di quel montone morto che prometteva un’abbondante scorpacciata, li attirava sempre.

Ad un tratto il più ardito, o il più affamato, scese come un fulmine, appollaiandosi sulla cima d’una roccia che s’alzava a pochi metri dal recinto.

Era un uccellaccio che misurava dal capo alla coda quasi