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64 | Capitolo V. |
occidente, doveva già cadere la neve e in abbondanza, perchè le sue cime si coprivano rapidamente.
La grossa manta ed il pesante cappotto di mare riparavano a sufficienza Mariquita ed il baleniere.
Il paese si era fatto deserto a un tratto. Non vi sono fattorie intorno a Punta Arenas poichè correrebbero il pericolo di venire sorprese dagli irrequieti patagoni che sono quasi sempre in armi.
Non si vedevano che pianure erbose, coperte per la maggior parte di muschio, imbevute d’acqua, e grosse macchie di faggi, piante superbe che hanno dei tronchi della circonferenza di tre metri, un’altezza di oltre trenta ed il fogliame foltissimo d’un bel verde pallido. Inoltre, ammassi di sterpi spinosi che circondavano gli stagni, molto abbondanti in quei luoghi e ricchi d’incrostazioni saline, candide come la neve.
In lontananza invece, dentro terra, si vedevano gruppi di cedri rossi, di boyghe, alberi ritenuti sacri dagli araucani, di quillais che forniscono un legno rosso durissimo e di quincha malin le cui radici sono ottime per risanare rapidamente le ferite. Brutto paese però, saturo di umidità e d’acqua, intersecato in tutti i sensi da rii e da bacini, d’aspetto selvaggio e triste ad un tempo, popolato solamente da miriadi di uccelli e da vischacha, specie di cani di prateria somiglianti a quelli che s’incontrano nelle pianure dell’America settentrionale e che, al pari di quelli, vivono dentro tane in compagnia di serpenti e di gufi.
I due cavalli che galoppavano rapidamente, superarono ben presto quella regione umidissima e, inoltrandosi sotto folti boschi di pini, di luma e di arbusti d’huigual, colle cui bacche gli araucani fanno un vino nauseante, trovarono un terreno più sodo e più atto ai loro zoccoli.
Pardoe per precauzione aveva levato ed armato il tra-