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42 | Capitolo III. |
rifugio preferito d’una moltitudine di gabbiani i quali coprono alla lettera le sue rupi e alle due del mattino girava il capo Forward, che forma l’estremità più avanzata del continente americano e che ha un’altezza di ben ottocento metri.
Lo stretto cominciava a diventare tortuoso e quindi anche più pericoloso.
A destra ed a sinistra si scorgevano confusamente numerosi isolotti, i quali formavano una serie di canaletti, entro cui i cavalloni si dibattevano con furore spaventoso.
Era quello il passaggio più difficile, temuto da tutti i naviganti, perchè appunto lì si scatenano improvvisamente quelle raffiche formidabili che schiantano d’un colpo solo le più robuste alberature delle navi, se gli equipaggi non fanno cadere a tempo le vele.
Quei soffi poderosi sollevano le acque dello stretto ad altezze straordinarie e le scagliano verso la costa con tale violenza, da farle risalire sulle spiaggie per varie centinaia di metri. Guai alle navi che si trovano ancorate dentro quei seni! Vengono trascinate contro le rupi e sfracellate.
Fortunatamente pei due sorveglianti, in quel momento uno strappo si era manifestato fra le nubi e la luna aveva cominciato a far capolino, illuminando le isolette, le scogliere ed il Sarmiento, imponente montagna, sempre coperta di neve, che spinge la sua cima a 2128 metri.
Le raffiche si facevano sentire ad intervalli di pochi minuti l’una dall’altra, sollevando delle vere cortine d’acqua che subito si polverizzavano. Si annunciavano con mille sibili, che si cangiavano ben presto in ruggiti formidabili e irrompevano tutte dalle selvagge vallate della Terra del Fuoco.
La scialuppa non riusciva a mantenere la sua rotta che con grandi fatiche. Balzava sulle creste, come se fosse un