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I canali dello Stretto di Magellano 37

grigia colle sopracciglie bianche così marcate che sembrano occhiali, l’addome giallastro, il becco aranciato, per ali dei moncherini, e che ingrassano talmente da non poter più volare; degli senops aura che quando si vedono inseguiti, vomitano uno sterco così puzzolente da far fuggire qualsiasi cacciatore, anche se privo del naso; dei brutti milvago coi becchi così larghi che sembrano bocche e dei battaglioni di chocphaghe, specie d’oche di forma elegante, col corpo nero macchiato di punti bianchi, e con il becco cortissimo.

Il baccano che facevano quelle migliaia e migliaia di volatili era tale, che, in certi momenti coprivano perfino i muggiti formidabili delle onde.

La scialuppa, che aveva raggiunta una velocità di sei o sette miglia all’ora, tenendosi sempre dentro quella specie di canale, verso le quattro pomeridiane raggiungeva felicemente l’imboccatura dello Stretto di Cookburn, il quale è formato dalle coste meridionali dell’isola della Desolazione e da quelle occidentali di Clarence; passo assai largo e non molto facile a percorrersi, essendo ingombro di banchi e di scoglietti e sempre battuto dalle onde del Pacifico che vi entrano liberamente.

Il vecchio baleniere e José, manovrando con prudenza, vi si cacciarono dentro poggiando subito verso le spiaggie di Desolazione, per mettersi al riparo dei cavalloni che percorrevano lo stretto con velocità straordinaria, irrompendo dentro quel vasto bacino formato dalle isole sopraccennate, dalla costa Patagone, dall’isola Dawsore e dalle alte e orribili sponde della Terra del Fuoco.

— Avremo da sudare, — disse José al baleniere, guardando attentamente le alte e brulle montagne delle isole e le profonde vallate. — Qui i williwans si devono far sentire assai violenti.

— Ne riceveremo più di uno di quei tremendi soffi di