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La fuga 281


Il primo ad uscire era stato Piotre. I due cugini si guardarono biecamente, senza salutarsi, senza scambiare una sola parola. Nè Alonzo voleva ringraziare l’altro d’aver armata la nave per quella pericolosa spedizione, nè il baleniere per aver avuto salva la vita.

Ambedue sentivano per istinto che il loro odio, lungi dal calmarsi, si era maggiormente acuito e che doveva all’uno o all’altro riuscire fatale.

Il signor Lopez, indovinando lo stato e l’eccitazione dei loro animi e temendo uno scoppio che poteva riuscire fatale in quel momento, si era affrettato a raggiungerli, dicendo:

— Andiamocene subito, prima che gli Ona si accorgano della nostra fuga. —

Alonzo si era accostato al vecchio esploratore, tendendogli la mano.

— Grazie, signor Lopez, — gli disse. — Non speravo di rivedere più mai colui che un giorno diventerà per me un secondo padre. —

Mariquita giungeva assieme a Pardoe, il quale se aveva la testa rotta, aveva nondimeno le gambe ancora solide.

— Nessuno se n’è accorto? — chiese.

— No, Mariquita, — rispose Alonzo. — Sono tutti ubbriachi, e nessuno ci darà alcun fastidio, per ventiquattro ore per lo meno. —

Diede al signor Lopez un moschetto e delle munizioni, quindi, additando la tenebrosa gola che s’apriva dinanzi a loro, aggiunse:

— Là vi è la libertà; partiamo senza indugio. —

Si misero in cammino, procedendo con passo rapido. Alonzo, pratico dei luoghi, camminava dinanzi a tutti, seguito dal signor Lopez, poi veniva Mariquita col vecchio Pardoe e ultimo Piotre, più cupo che mai.

Scesero la gola quasi di corsa, nel più profondo silenzio,