Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
28 | Capitolo II |
tina, alto, ben quadrato, col colorito assai bruno e gli occhi nerissimi ed intelligenti.
— Già tornato, Pardoe? — chiese.
— Voi sapete, signor Dalmanda....
— Sono stato avvertito della vostra spedizione e quantunque mi prema assai terminare per questa sera il carico, l’ho approvata pienamente. Una balena vale molte migliaia di scudi e sarebbe stata una sciocchezza a perderla.
— È vero, signor Dalmanda, ma voi non sapete che cosa abbiamo trovato sul dorso del cetaceo, — disse Pardoe.
— Due cadaveri, mi hanno detto.
— Che io ho riconosciuti, signore.
— Voi?...
— Facevano parte dell’equipaggio della Rosita.
— Di Alonzo Gutierres?.... Di quel bravo e disgraziato ufficiale della marina argentina?
— Sì, signore.
— Una disgrazia a lui! — esclamò il direttore con voce commossa. — Me ne rincrescerebbe assai per lui e per don Lopez d’Orellana.
— Tutto lo fa supporre, ma voi diluciderete meglio la cosa, perchè abbiamo trovato nella tasca di uno di quei due marinai dei documenti che vi sarà facile decifrare.
— Dei documenti! — esclamò il signor Dalmanda. — Date; date qua subito, Pardoe.
Forse potremo sapere qualche cosa della sorte toccata alla Rosita. Oh! lo sospettavo! Questo ritardo mi inquietava.
— Voi dunque sapevate che non era tornato a Punta Arenas? — chiese il baleniere, stupito.
— Gutierres mi aveva promesso che, appena terminata la pesca, sarebbe venuto a caricare guano per alcuni piantatori dell’isola di Chiloe e, come avete veduto, non si è fatto più vivo.