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Prigionieri dei selvaggi 275


Quattro guerrieri si erano intanto presentati sulla soglia della porta.

— Puoi seguirli senza timore, — disse Alonzo, additandoli a Mariquita. — Addio, e colla speranza che tu sia ancora la mia fidanzata, — aggiunse dopo, con voce piena di minaccia.

La giovane uscì senza rispondere, col capo chino, per nascondere il suo imbarazzo e le sue apprensioni.

I selvaggi le fecero attraversare il villaggio fra una folla di curiosi accorsi a vederla.

Vi erano anche molte donne frammischiate ai guerrieri, miserabili creature d’una bruttezza ributtante e così luride che non si sapeva più di che colore fosse la loro pelle.

I preparativi pel grande banchetto antropofago erano cominciati sul vasto piazzale che circondava la capanna del capo bianco.

Si vedevano enormi cataste di legna, che dovevano servire a cuocere i cadaveri dei disgraziati marinai della Quiqua.

Passando anzi dinanzi ad una di esse, Mariquita aveva scorto, con indicibile orrore, due cadaveri dalla pelle bianca, infilzati in uno spiedo gigantesco ed aveva riconosciuto in quei miseri i corpi dei due marinai rimasti a guardia del gran canotto.

— Quali orrori! — esclamò la giovane, coprendosi gli occhi. — Ed Alonzo non è stato capace d’impedirlo! Piotre non li avrebbe lasciati commettere, oh no! Avrebbe preferito dar battaglia da solo a tutti questi miserabili. —

I quattro selvaggi si erano fermati dinanzi ad una capanna di bell’aspetto che poteva competere con quella di Alonzo e che era guardata da un drappello d’uomini armati di lancie e di scuri di pietra.

Spinsero la porta formata da grosse tavole malamente