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272 | Capitolo XIX. |
rinaie la sua nave, quella nave che amava come fosse stata sua figlia; ha compiuto prodigi che nessuno sarebbe stato capace di fare, e tu vorresti per ricompensa di tutto ciò, farlo divorare dai tuoi sudditi?.... Alonzo, tu mi fai paura!
— Tu vorresti ch’io lo salvassi?
— È tuo dovere.
— E credi che sia cosa facile?
— Noi abbiamo sfidato mille pericoli per venire a cercarti; sfidane anche tu qualcuno. Vorresti forse trattenerci qui? —
Alonzo si era messo a camminare per la capanna, in preda ad una profonda preoccupazione.
— Avevate dei liquori sulla Quiqua? — chiese ad un tratto.
— Piotre ne aveva fatti imbarcare molti per offrirli ai selvaggi in cambio della tua libertà.
— Era certo ch’io fossi stato fatto prigioniero dei fuegini?
— Ne aveva il sospetto.
— Allora abbiamo qualche speranza di poter abbandonare questo orribile paese.
— Fuggiremo tutti?
— Tutti, giacchè lo vuoi.
— Anche Piotre?
— Anche lui.
— La nave è stata incendiata.
— Lo so.
— Affronteremo il mare su uno di quei deboli canotti che adoperavano i tuoi sudditi?
— Sulla spiaggia, all’estremità della baia, vi sono ancora gli avanzi della mia Rosita. Costruiremo una zattera e ci affideremo alle onde. Quando saremo giunti a Punta Arenas, allora vorrò ben sapere per quale motivo Piotre si è deciso a venire in mio soccorso. —