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Prigionieri dei selvaggi | 271 |
— Ed egli, che già aveva tentato per due volte di tagliare in due la mia nave, per sbarazzarsi d’un rivale importuno, ha accettato?
— Piotre non si è fatto pregare. —
Un sorriso apparve sulle labbra dell’argentino, un sorriso che pareva nascondesse una terribile minaccia.
— Tu non gli hai fatto alcuna promessa? — chiese con voce cupa.
Mariquita impallidì.
Ella intendeva bene che se non mentiva, Piotre, quell’uomo fiero e forte che per lei aveva compiuto tante prodezze, era irremissibilmente perduto.
Negli occhi di Alonzo aveva scorta una fiamma sinistra che tradiva un odio implacabile.
— Che cosa vuoi dire, Alonzo? — domandò.
— Che mio cugino non può aver accettato di venirmi a trovare, senza che tu gli abbia fatto qualche promessa.
— Piotre si era rassegnato.
— Lui! Mi sembra strano che abbia rinunciato alle sue speranze: conosco troppo bene la sua tenacia.
— Infine, che cosa vorresti fare di lui? — chiese la giovane, con ira male repressa.
— Una mia sola parola e quell’uomo finirebbe la sua esistenza su uno spiedo. I miei sudditi amano la carne umana, sopratutto la bianca e sarebbero ben lieti di aggiungere un’altro uomo a quelli che hanno già uccisi e che a quest’ora stanno cucinando.
— Io non riconosco più l’Alonzo di un tempo, — disse Mariquita. — Allora non sarebbe neppur stato capace di sognare una simile infamia. Si direbbe che al contatto continuo con questi miserabili selvaggi gli si è indurito il cuore. Quell’uomo ha sfidato i ghiacci e le tempeste per te; quell’uomo ha affrontato i selvaggi, ha perduto i suoi ma-