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Prigionieri dei selvaggi 269


— Alonzo! —

Il cugino di Piotre, poichè era lui, aveva avuto appena il tempo di sorreggerla. L’emozione era stata così forte e così improvvisa che Mariquita si era sentita mancare d’un colpo solo le forze.

— Abbracciami, mia diletta, — disse Alonzo, che pareva impazzisse per la gioia. — Dio me l’ha resa!

— Alonzo! — singhiozzò la giovane, mentre i suoi occhi si riempivano di lagrime. — In quale stato ti ritrovo!

— Un miserabile capo di selvaggi, — rispose l’argentino. — Il cuore mi diceva che un giorno t’avrei riveduta. Parla, narrami, divento pazzo! Chi ti ha detto che io era naufragato qui? Come sei giunta qui? Dio ti ha inspirata? —

L’aveva fatta sedere su un sgabello di legno e le si era messo accanto, tenendole le mani strette e guardandola con un misto di gioia e di terrore. Pareva che il disgraziato naufrago indovinasse o sentisse per istinto che quella donna ormai apparteneva ad un altro.

Mariquita, fra i singhiozzi, balbettando, gli narrava quanto era accaduto. L’incontro fortuito della balena, i tentativi fatti per trovare una nave, le disastrose peripezie del viaggio, senza però accennare al giuramento che doveva fargli perdere la fidanzata.

Alonzo l’aveva ascoltata col viso oscuro.

— Piotre.... io dovere la mia salvezza a lui! — disse coi denti stretti, quando Mariquita ebbe terminato. — Ed egli che mi odiava tanto ha accettato di venire? —

Mariquita era rimasta muta. Non osava confidargli a quale prezzo aveva deciso il baleniere a condurla sulla Terra del Fuoco, come non osava dire a sè stessa che ormai Piotre, quel fiero e leale uomo, che già tante volte l’aveva strappata alla morte e che le aveva dato tante prove del suo immenso affetto, occupava già nel suo cuore tanto posto.