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Prigionieri dei selvaggi 259

di lancie, di mazze e di archi, correva su di essa per assalirla e fare prigionieri i pochi uomini che la guidavano. Uscivano da tutti i seni, da tutte le cale, avviandosi rapidamente, formando un immenso semi-cerchio che a poco a poco si stringeva.

Piotre, atterrito, aveva mandato un urlo di furore.

— Mariquita! Assaltano Mariquita! Ah! Miserabili! —

Disperato, fuori di sè, stava per slanciarsi fra le onde, quando urla tremende risuonarono dietro di lui.

Gli Ona scendevano a torme dalle colline per assalire i disgraziati, i quali ormai non potevano più raggiungere la nave e mettersi in salvo.

— Signor Piotre, — disse Pardoe. — Ci assaltano da tutte le parti. —

Il signor Lopez era diventato pallido come un morto e guardava con terrore i canotti che avevano ormai attorniata la Quiqua, cercando di abbordarla.

— Mia figlia. La mia Mariquita! — gemeva.

— Vado a salvarla o a perire con lei! — gridò il baleniere.

— Sarebbe un sacrificio inutile, capitano, — disse il vecchio pescatore. — Rimanete con noi, e cerchiamo di far fronte ai selvaggi. Potremo più tardi salvare Mariquita. —

Gli Ona, sicuri della vittoria e forti della superiorità del loro numero, assalivano in quel momento, con pari slancio, i compagni di Piotre e la nave baleniera.

Le fucilate erano cominciate. Anche i pochi marinai della nave si difendevano disperatamente, quantunque sicuri di dover soccombere nell’impari lotta.

— A me i miei marinai! — gridò il baleniere, con voce formidabile. — Signor Lopez, presso di me. Cerchiamo almeno di non farci prendere noi: Mariquita la strapperemo poi a quei miserabili. —

Gli Ona avevano impegnata la lotta con un coraggio in-