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238 Capitolo XVII.


— Fra poco vi giungeremo.

— Noi avevamo lasciato un canotto sulla riva.

— Lo troveremo.

— Gli uomini di guardia devono essere stati assaliti. Abbiamo udito i loro spari ed i selvaggi se lo saranno preso.

— So dove vi sono altri canotti, — rispose il cacciatore. — Se il vostro è scomparso andremo a prenderne un altro.

Ripartiamo, vedo che gli Ona si separano e certo stanno studiando il mezzo di prenderci in mezzo e di opprimerci col loro numero.

— Sono cariche le pistole? — chiese papà Pardoe ai marinai.

— Sì, — risposero.

— Al trotto! —

Vedendoli riprendere la corsa, i fuegini, divisi in tre bande, si erano slanciati innanzi, decisi a tentare un ultimo sforzo.

I marinai fecero una prima scarica che raffreddò nuovamente lo slancio degli assalitori, mandandone a terra due o tre, compreso un capo, riconoscibile per la sua corona di piume di marangone, quindi scesero di corsa la china che doveva condurli alla spiaggia.

Il mare non doveva essere lontano, udendosi attraverso la nebbia il fragore delle onde. Papà Pardoe, credendo di riconoscere quella costa, alzò la voce, gridando a piena gola:

— Pedro! Sarcito! —

Erano i due uomini lasciati a guardia della scialuppa.

Nessuno rispose a quella doppia chiamata.

Una profonda angoscia si dipinse sul viso del vecchio pescatore.

— Che siano stati uccisi? — si chiese.

Anche i suoi tre marinai avevano chiamati i loro camerati; e solo le urla dei selvaggi avevano risposto.