Pagina:Salgari - La stella dell'Araucania.djvu/231


Il Cimitero dei Marangoni 231


In quel momento avvenne un urto così forte che l’intero banco scricchiolò, come se dovesse spezzarsi. Aveva toccato contro la costa o contro una scogliera?

Piotre, con un rapido gesto, aveva preso fra le braccia Mariquita e vedendo delinearsi a breve distanza una massa oscura, si slanciò innanzi prima che il banco potesse venire respinto al largo.

Era saltato su una spiaggia cosparsa di rocce nerastre e di fuchi, che la marea aveva depositati là in quantità enormi.

Piotre risalì velocemente la costa, cercando un qualche rifugio, una capanna abbandonata, qualche caverna marina, un crepaccio qualunque che potesse ripararli da quel gelido vento che soffiava senza posa, tagliente come una lama di coltello.

Si era messo a correre, per impedire che le sue membra si irrigidissero e si teneva ben stretta al petto Mariquita, riscaldandola coll’alito.

Aveva scorto vagamente, fra le nebbie che il vento faceva turbinare, una parete rocciosa e altissima che pareva spaccata a metà e si dirigeva frettolosamente a quella volta colla speranza di trovare un rifugio.

Si trattava veramente d’una spaccatura, di un crepaccio enorme, apertosi nella parete rocciosa e che verso la cima si riuniva formando una specie di galleria, d’una certa profondità.

Il suolo era tutto cosparso di piccoli ossami che, di primo acchito, Piotre non seppe riconoscere e d’un numero infinito di penne d’uccelli che il vento sollevava in fitte nuvole. Una roccia, che si spingeva in mezzo al crepaccio, formando una mezza vôlta, riparava parte di quella galleria.

Là dentro regnava una profonda calma, non potendo il vento penetrarvi.

Piotre depose Mariquita nell’angolo meglio coperto, su