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228 | Capitolo XVI. |
certa rapidità attraverso la baia. Aveva compreso che quello era la salvezza; malgrado la sua forza e la sua resistenza, cominciava a sentire una certa debolezza. L’acqua freddissima a poco a poco gli assiderava le estremità delle membra. Con uno sforzo supremo lo raggiunse e vi si aggrappò con una mano.
— Salite, Mariquita, — disse, voltandosi.
Mentre la giovane stava per issarsi sul banco, Piotre si abbassò verso di lei e con un rapido moto le sfiorò la fronte.
A quel contatto inaspettato, l’araucana, istintivamente, aveva gettato indietro il capo come per sfuggire quel bacio.
Piotre si era fermato, stupito, come sorpreso, poi un lampo terribile aveva acceso i suoi occhi, mentre il suo volto aveva assunto un’espressione di ferocia selvaggia.
Guardò per un momento Mariquita, che era rimasta sospesa al margine del banco, scrollata dalle onde che investivano ambedue.
— Sarebbe meglio, — diss’egli con voce cupa, — che queste acque m’inghiottissero per sempre, è vero Mariquita? Piotre non sarà mai amato da voi, e la morte spezzerebbe il vostro giuramento. Lo volete? L’abisso sta sotto di me, ma quell’altro, spento io, nessuno lo salverebbe, e sarei vendicato! —
Mariquita, pentita da quell’atto involontario, aveva accostato il suo bel volto, che le onde gelide scolorivano, a quello del baleniere.
— Eccomi, Piotre, — mormorò. — No, perdonatemi. —
In quella voce vi era un singhiozzo a malapena soffocato. Il baleniere sorrise sdegnosamente e volse altrove il capo, poi con un gesto brusco la fece salire sul banco.
Stette un momento ritto sul ghiaccione, col volto tetro, animato da una collera terribile, colle labbra increspate, guardando la giovane che si era rannicchiata su sè stessa,