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Lo stregone 201


— M’immagino che dovesse essere più piccolo del tuo.

— Allora tu non eri presente?

— Io cacciavo i leoni marini su un’altra costa, alla foce d’un fiume.

— Sicchè non hai incontrato quegli uomini?

— Mai.

— E non hai veduto il grosso canotto nemmeno dopo che si era spezzato?

— No, no, — rispose il selvaggio: con una certa vivacità.

Piotre guardò papà Pardoe.

— Che cosa ne dite di queste risposte confuse? — gli disse. — Che quest’uomo non abbia assistito al naufragio di quella nave, che potrebbe essere la Rosita, o che cerchi d’ingannarci per carpirmi le perle? Prima dice d’aver veduto la baleniera e afferma che vi erano molti uomini a bordo, poi di non aver assistito all’arenamento.

— Uhm! Fidatevi di queste canaglie, signor Piotre, — rispose il vecchio. — Tuttavia io credo che qualche cosa di vero ci possa essere in questa storia.

Lasciate fare a me.

Sacmusa, — disse, volgendosi verso il selvaggio, — avresti per caso la lingua doppia come quel brutto Yacu-ena che scatena le bufere? Tu non parli chiaro, amico mio come quel buon Yerry-Yupor1. L’hai veduta quella nave, sì o no? Se non ti spieghi meglio, invece delle perle ti scaricheremo in mezzo al ventre una di quelle armi che tuonano e lanceremo anche a fondo la tua barca.

— Io non l’ho mai veduto, — rispose lo stregone, senza mostrare alcun timore per quella minaccia.

— Chi è che ti ha raccontato quella storia?

— Un cacciatore di guanachi.

— Dove si trova?

  1. Lo spirito benigno dei fuegini.