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190 | Capitolo XIV. |
Nessuna traccia di naufragio era stata scorta su quel tratto di spiaggia, tratto relativamente breve, perchè la nave baleniera, contrariata dai venti e malmenata dai marosi, non aveva potuto avanzare verso il sud che per duecento miglia e dopo lunghe e faticose manovre che avevano affaticato molto l’intero equipaggio.
Durante quei cinque giorni Piotre aveva abbandonato di rado la coperta, contentandosi di brevi riposi. Aveva esplorato attentamente la costa, accostando la nave, quando scorgeva qualche apertura nella parete granitica, sufficiente a lasciar passare una baleniera; ma tutte le mattine e tutte le sere, a Mariquita che lo interrogava timidamente, aveva sempre date le medesime risposte.
— Ancora nulla: sarà più al sud. —
La mattina del sesto giorno, dopo una notte cattivissima, che aveva molto affaticato l’equipaggio pei furiosi colpi di vento che avevano sorpresa più volte la Quiqua, minacciando di sbatterla contro quelle temute coste, essi giungevano dinanzi alla baia di S. Sebastiano, dove contavano di fare una breve fermata per mettersi in relazione cogli indigeni, se ne avessero trovati.
Quella baia, una delle pochissime che si trovano sulla costa orientale della Terra del Fuoco, si apre quasi ad un terzo di distanza fra il capo dell’Espirito Santo, che segna l’entrata dello stretto di Magellano, e quello di Maire che separa la suddetta terra dall’isola degli Stati.
È molto aperta, male riparata dalle onde dell’Atlantico, tuttavia vi si può trovare qualche ancoraggio, e poi in quel luogo la spiaggia è accessibile, non essendo tagliata a picco.
— Sperate di trovare dei selvaggi? — aveva chiesto il signor Lopez al baleniere, il quale terminava di dare gli ordini opportuni per entrare nella baia.
— Tutte le volte che mi sono recato qui a rinnovare le