Pagina:Salgari - La stella dell'Araucania.djvu/187


La Terra del Fuoco 187


Non vi erano alberi nell’isola, nondimeno riuscirono a scoprire della torba e anche a procurarsi del fuoco mettendo sulla canna di un fucile della corda sfilacciata.

Al sopraggiungere dell’inverno avevano viveri in abbondanza, coperte e vestiti di pelle di capra e di foca e anche una considerevole provvista di patate, avendo seminato quelle che per un caso provvidenziale avevano trovate fra le loro scarse provvigioni poste nella scialuppa prima di lasciare la nave.

La loro esistenza trascorreva così, se non troppo piacevole, almeno sopportabile, ma veniva turbata dalle frequenti liti che scoppiavano da parte dei marinai, i quali non avevano ancora perdonato al povero capitano di essersi lasciato ingannare così ingenuamente dagl’ingrati naufraghi.

Lo minacciavano spesso, si rifiutavano di obbedirlo, lo insultavano per un nonnulla e un giorno lo abbandonarono imbarcandosi nella scialuppa.

— Povero Bernard! — disse il signor Lopez, che s’interessava assai di quel racconto. — E rimase solo?

— Per cinque mesi solamente, — riprese papà Pardoe, — perchè una mattina, con sua grande sorpresa, rivide giungere la scialuppa coi quattro marinai.

Per un momento ebbe il timore che fossero tornati per ucciderlo, invece riapprodavano pentiti e vergognosi. Si gettarono ai suoi piedi chiedendogli perdono dei cattivi trattamenti che gli avevano fatto soffrire e dell’abbandono, dichiarandosi risoluti a non lasciarlo mai più.

— E dov’erano stati in tutto quel tempo? — chiese José.

— Su alcuni isolotti incontrati sulla loro rotta, vivendo miseramente con uova d’uccelli marini e granchi di mare.

Il pentimento di quei ruvidi marinai fu di breve durata. Divorati da un astio profondo, giunsero al punto di formare