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154 | Capitolo XI. |
mendo le tinte più svariate a seconda della loro posizione e del loro spessore.
Ve n’erano taluni che parevano ripieni di lava ardente; altri che avevano degli splendori azzurri o verdi come zaffiri o come smeraldi, ed altri ancora che avevano strane tinte violette del più bell’effetto.
Se erano ammirabili, sotto quelle luci, erano però anche paurosi per le loro masse enormi e per le loro punte che s’avanzavano in tutte le direzioni, e solide quanto scogliere.
— Che spettacolo! — esclamò il signor Lopez. — Non credevo che i ghiacci potessero prendere tinte così splendide.
— Uno spettacolo che fa rabbrividire, signore, — disse papà Pardoe. — E questo non è ancora niente. Vedrete più tardi, quando incontreremo i vecchi ice-bergs polari, se saremo costretti a scendere molto al sud.
— Mi domando infatti, come noi oseremo sfidarli? Guarda come ondeggiano e come di quando in quando si rovesciano.
Se uno si capovolgesse quando noi ci cacceremo nel canale, ci schiaccerebbe di colpo.
— E perchè perdono l’equilibrio? — chiese Mariquita, che guardava quei colossi più con curiosità che con terrore.
— In causa della diversa temperatura dell’acqua, — rispose il vecchio esploratore. — Quella dello stretto è meno fredda di quella dell’Atlantico, sicchè rode le basi delle montagne natanti, compromettendo così il loro equilibrio.
Guarda quel colosso che sta per rovinare! L’onda giungerà fino a noi. —
Una gigantesca montagna che si trovava all’avanguardia di quella formidabile flottiglia, alta per lo meno trecento metri e che sorreggeva sui suoi fianchi dei massicci obelischi che sembravano le torri d’un vecchio castello, aveva cominciato a oscillare scricchiolando e tuonando, come se non potesse più reggere l’enorme peso che la squilibrava.