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CAPITOLO XI.

Sull’Atlantico.


Era una terribile partita quella che stava per impegnare l’audace baleniere, perchè lo stretto di Magellano è uno dei più difficili e anche dei più pericolosi a percorrersi, quando i williwans soffiano dalle gole della Terra del Fuoco e quando la nebbia impedisce di scorgere le innumerevoli scogliere che lo ingombrano e che hanno già fracassate, dal giorno della scoperta di quel passo fino ad oggi, un numero infinito di navi.

Lo stretto di Torres che separa l’Australia dalla Papuasia, che gode una così trista fama fra le genti di mare, nel confronto è meno temibile. Ed infatti, se è disseminato di banchi e di scogli coralliferi che ogni anno aumentano per l’incessante lavorìo delle madrepore, almeno non è spazzato da venti furiosi.

Giacomo Bove, il compianto esploratore e navigatore italiano, che ha visitato e rilevati i passi più difficili dello Stretto magellanico per conto del governo argentino, ha provato l’impeto di quelle raffiche terribili e, non ostante la sua perizia e valentìa marinaresca, ha dovuto lasciare la sua goletta sventrata su quelle rocce formidabili.

La Quiqua nondimeno s’avanzava senza esitare, guidata dal ferreo braccio del baleniere. Dopo d’aver fatta una breve bordata per evitare dei banchi che già Piotre aveva rilevati al mattino, prima che calasse la nebbia, si era diretta len-