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L'assalto dei patagoni | 131 |
durre più baccano che danno, poi avevano cominciato a scendere la spiaggia, tastando colle lancie la profondità dell’acqua.
Le donne invece s’erano affrettate a ritirarsi, nascondendosi dietro le masse erbose delle bolacs e facendo coricare i loro cavalli.
— Che tentino un assalto? — chiese papà Pardoe, mettendosi rapidamente dinanzi a Mariquita, per ripararla dalle bolas.
Il signor Lopez era salito sulla murata, gridando verso il capo della banda, riconoscibile pel diadema di penne che gli ornava la testa:
— Votrei! — (caro amico).
Il patagone, che era già entrato in acqua, aizzando il cavallo coi talloni, si era fermato, guardando con un certo stupore il vecchio avventuriere, che parlava la sua lingua.
Quella sorpresa durò appena pochi secondi. Il gigante, invece di rispondere aveva staccato rapidamente la bola perdida, forse con l’intenzione di fracassare il cranio a colui che lo chiamava «caro amico»; ma non osò alzarla.
Gli uomini di Piotre erano saliti allora in coperta, portando parecchie carabine e dei tromboni che distribuirono agli altri marinai.
Vedendo quelle armi, il capo aveva fatto un improvviso voltafaccia, riguadagnando prontamente la riva.
— Ve lo dicevo io? — disse il signor Lopez. — Ora che ci vedono armati sono diventati prudenti.
Le armi da fuoco non garbano a quei giganti. —
I patagoni ad un cenno del loro capo avevano rotte le loro file, riappendendo le bolas alle selle, ed avevano risalita la spiaggia facendo mostra della massima tranquillità.
Andarono a raccogliere i tre guanachi, poi raggiunsero