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L’assalto dei patagoni | 127 |
CAPITOLO X.
L’assalto dei patagoni.
Dalla parte della foresta s’avanzavano altri cavalieri, i quali dovevano formare il grosso della tribù. Erano una quarantina, tutti di statura altissima, armati di lance, di fucili, di bolas e quello che più inquietava dipinti di bianco fino al collo e fino ai polsi, mentre le dita invece erano nere. Era la pittura di guerra e Piotre l’aveva subito riconosciuta al pari del signor Lopez, il quale era vissuto a lungo fra quei bellicosi selvaggi.
Non erano tutti guerrieri. Fra loro si vedevano anche alcune donne, pezzi di granatiere di forme sviluppatissime, alte quasi quanto gli uomini, colla pelle un po’ più chiara ed i capelli lunghissimi e grossolani raccolti in trecce e adorni di perle azzurre e di ciondoli d’argento. Cavalcavano arditamente, spingendo i cavalli a galoppo sfrenato attraverso le rocce e le globasc, facendo sventolare i loro manti di pelle di guanaco trattenuti al collo da grossi spilloni d’argento in forma di disco, e le fascie bianche, le kolchi, che portavano attorno al capo.
Al pari degli uomini avevano le gambe chiuse dentro botas de potro di pelle di guanaco col pelo al di fuori, che davano ai loro piedi delle forme mostruose; ma invece di avere il corpo nudo sotto il mantello, indossavano dei camici di cotone che scendevano loro fino sotto le ginocchia.
— Che cosa vengono a fare qui tutti questi selvaggi? —