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In mezzo ai ghiacci 125


Era una piccola banda di guanachi, bestie agilissime che rassomigliano un po’ agli asini, quantunque siano più piccoli e abbiano il collo più lungo, la testa assai piccola e le gambe secche e sottili come quelle dei cervi. Ed è una selvaggina che abbonda in tutte le pianure della Patagonia e che è assai ricercata per la squisitezza delle sue carni.

La truppa stava già per scomparire, quando si videro delle palle legate da corde, attraversare lo spazio e piombare in mezzo ai fuggiaschi con sibili acuti.

Tre guanachi scartarono bruscamente mandando dei bramiti dolorosi, poi stramazzarono al suolo agitando disperatamente le gambe che parevano fossero state legate.

— Hanno lanciato le yachicho, — disse il signor Lopez. — Che colpo d’occhio hanno i cacciatori patagoni!.... —

Le yachicho sono le bolas da caccia degli abitanti delle terre magellaniche, i quali anche oggidì le preferiscono ai fucili.

Consistono in tre palle di pietra o di metallo, legate insieme da correggie di pelle intrecciate, che i patagoni lanciano con inarrivabile destrezza e che vengono esclusivamente usate per la caccia dei guanachi.

Di rado uccidono; si avvolgono invece così bene intorno alle gambe della selvaggina da arrestarla di colpo e farla cadere tramortita.

I guanachi erano appena caduti, quando si videro comparire i cacciatori.

Erano una quindicina di patagoni, di statura gigantesca, montati su alti cavalli della pampa, d’aspetto fiero ed imponente, coi volti dipinti bizzarramente, parte in rosso e parte in nero, con qualche striscia bianca intorno agli occhi e le braccia tatuate in azzurro.

Vedendo la baleniera avevano fermato quasi di colpo i loro cavalli, facendoli piegare fino a terra con una strappata