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118 | Capitolo IX. |
— Ha i suoi marinai che gli sono devoti e che saranno sempre pronti a difenderlo.
— E noi abbiamo i nostri che sono devoti a voi ed a Mariquita.
— Non azzardiamo giudizi prima del tempo, papà Pardoe. E poi credo che Piotre sia leale.
— Lo vedremo, signore. Ecco il momento terribile. Se Piotre se la caverà, sarà bravo davvero: siamo presi come fra due morse. —
La Quiqua, evitate le secche del Tichon e della Tubun, si era cacciata arditamente fra il banco di ghiaccio e la Terra del Fuoco, dentro una specie di canale che in certi luoghi misurava una larghezza di appena venti metri.
Piotre pareva che avesse concentrata tutta la sua anima nella ribolla del timone. Guai se avesse esitato un solo momento!
Il banco, che continuava la sua marcia irregolare, poteva schiacciare la baleniera contro la costa, che in quel luogo era fronteggiata da miriadi di scoglietti aguzzi e resistenti ad ogni urto.
A bordo regnava una viva trepidazione: soltanto gli uomini di Piotre conservavano una impassibilità assoluta, tanta era la fiducia che avevano quei vecchi balenieri nel loro comandante che da quattro anni li guidava fra i ghiacci dell’oceano Antartico. Mariquita a poco a poco si era accostata all’ex ufficiale, guardandolo fisso, mentre invece pareva che quegli non si fosse nemmeno accorto della fanciulla. Cogli occhi socchiusi, la fronte un po’ aggrottata, il corpo poderoso curvo innanzi, le potenti braccia tese sulla ribolla, e le labbra semi-aperte, pronte a lanciare un comando, guidava impavido la sua nave.
Con una rapida bordata evitò le secche nel momento in