Pagina:Salgari - La stella dell'Araucania.djvu/116

116 Capitolo IX.


Sotto la sua mano di ferro, la baleniera sembrava che fosse diventata maneggiabile come un piccolo canotto.

Un leggiero colpo di barra, e subito deviava rimettendosi subito al vento.

Freddo, tranquillo, impassibile, Piotre manovrava come mai nessun altro uomo di mare avrebbe potuto fare. Nessuna cosa sfuggiva ai suoi sguardi d’aquila.

Quando una vela accennava a sbattere perdendo il filo del vento, con un cenno l’additava ai suoi uomini, lanciando poscia un comando gutturale; quando dovevano allentare o stringere una scotta, con un grido indicava la manovra. Se il banco di ghiaccio minacciava di urtare la sua nave, con un rapidissimo colpo di timone lo evitava.

Aveva gli occhi dappertutto, sulla velatura e sul mare; sulla montagna di ghiaccio, sulle due coste e sui bassi fondi.

— Che marinaio! — disse papà Pardoe al signor Lopez, il quale contemplava non senza un po’ d’apprensione l’enorme ghiaccio che pareva volesse precipitarsi sulla nave e ridurla in bricciole. — Vi assicuro che con tale uomo noi andremo molto al sud.

— Sì, è un bravo comandante, — rispose il padrino di Mariquita. — Robustezza di mano, colpo d’occhio e sangue freddo. Vale Alonzo.

— Se non di più, — disse papà Pardoe. — Tutti coloro che hanno navigato con Piotre hanno raccontato meraviglie della sua audacia e della sua valentìa.

Eh! se avesse veramente voluto, non so se la Rosita sarebbe andata fino sulle coste della Terra del Fuoco e se Alonzo sarebbe ancora vivo.

Si, capisce che voleva solamente spaventarlo o minacciarlo.

— Che storia è questa, Pardoe?