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60 | Capitolo settimo |
Il 10 ottobre Carlo Cespedes, uno dei più noti avvocati, unitamente a Juan Anguilera, si pone alla testa di duecento uomini risoluti e si ribella alle autorità di Yara.
All’annuncio di quella prima mossa, numerosi meticci corrono ad ingrossare la piccola colonna e le bande, quantunque male armate, non possedendo che pochi fucili da caccia e dei coltelli, evitate le forze spagnole, vanno a bloccare Santiago, città che aveva 40.000 abitanti e che era difesa da 3000 soldati.
Quei cinquecento uomini, poichè non erano di più, per tre mesi tengono le alture guardanti la città, resistendo con tenacia incredibile a tutti gli attacchi, poi ingrossati da bande di negri fuggiaschi ai quali avevano promessa la libertà se riuscivano a scuotere il giogo spagnolo, e anche da numerosi coltivatori, corrono ad assalire Bayamo e coll’aiuto della popolazione la prendono d’assalto, nonostante l’estrema difesa del presidio spagnolo.
Quel primo trionfo scuote gli autonomisti e la rivolta si estende con rapidità fulminea, mettendo a dura prova il coraggio spagnolo.
Da ambe le parti si lotta con estremo furore e con ferocia inaudita e si commettono atrocità inenarrabili. Si fucilano prigionieri, si confiscano i beni, s’incendiano le piantagioni, ma la lotta prosegue con pari accanimento.
I generali Balsameda e Lone riprendono Bayamo ed i volontari spagnoli sparano sulle signore radunate nel teatro dell’Avana per una rappresentazione, alla quale erano accorse portando la coccarda coi colori dell’indipendenza. Il capo insorto Thomas Jordan distrugge intanto quasi interamente la città di Holguin, mentre altre bande espugnano Puerto Principe e Las Tunas.
Nel 1870 la lotta tocca il culmine. L’insurrezione è generale e gli spagnoli si trovano a malpartito in causa soprattutto del clima micidiale e della febbre gialla che fa strage fra i loro reggimenti.
Gl’insorti, proclamata la repubblica cubana con a Presidente Cespedes e adottata una costituzione simile a quella degli Stati Uniti, erano ormai vicini al trionfo, tanto più che il Chilì, la Bolivia, il Messico ed il Perù li avevano già riconosciuti come belligeranti. Le dimissioni del loro Presidente, seguite poco dopo dalla sua cattura e dalla sua morte, diedero un colpo fatale.
Nondimeno per altri sette anni la lotta durò terribile, con rovesci e vittorie d’ambo le parti e con danni enormi per la disgraziata isola.
Il marchese di Santa Lucia, nominato Presidente della repubblica cubana, aiutato da Maximo Gomez e da Gonzales fa prodigi di valore resistendo ostinatamente agli attacchi degli spagnoli condotti da un valente generale, il Balsameda; ma l’arrivo di nuovi rinforzi mandati dalla Spagna ed i saggi provvedimenti presi dal maresciallo Martinez Campos, condussero finalmente alla pace.