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296 | Capitolo trentatreesimo |
stramazzato ai suoi fianchi, si slanciò in mezzo agli squadroni dei rough-riders che lo caricavano di fronte, urlando:
— A me, miei prodi!... Viva la Spagna!...
Quel valoroso fu veduto rovesciare, colla propria sciabola, parecchi cavalieri nemici, poi cadere sotto una grandine di colpi per non più rialzarsi.
Quel sentimento magnanimo che si riscontra sempre in un nemico valoroso e veramente forte, doveva essere sconosciuto alla cavalleria americana che preferì uccidere quel prode anzichè farlo prigioniero.
La morte del difensore di El Caney pose fine alla sanguinosa battaglia.
Gli spagnuoli, incendiato il villaggio, si salvarono nei boschi, dopo però aver fatto pagare al nemico ben cara la vittoria poichè più di mille e cinquecento americani erano rimasti sul campo.
La marchesa e Cordoba, seguiti da sessantaquattro marinai, essendo gli altri caduti dietro le trincee durante l’ultimo attacco alla baionetta, per fare scudo alla loro Capitana, avevano abbandonato il villaggio dopo che avevano veduti gli americani scalare i terrapieni ed irrompere attraverso le brecce delle palizzate.
La marchesa era a cavallo, avendone trovato uno fuggente per le vie del villaggio e gli altri a piedi; la ritirata però si compiva rapida, quantunque gli americani non si fossero sentiti in caso di molestare i valorosi difensori di quel posto avanzato.
Alle undici della sera il drappello, dopo aver fatto dei lunghi giri in mezzo alle folte foreste, giungeva ad Aguadores.
Colà orrendi spettacoli s’offrivano ad ogni passo, essendosi combattuta in quei dintorni la più aspra battaglia.
I casolari erano in fiamme ed illuminavano sinistramente il campo della pugna. Cumuli di cadaveri, formati per lo più d’americani, si alzavano ovunque.
Vi erano uomini e cavalli confusamente mescolati ammonticchiati, giacenti in mezzo a uno strato di fango sanguinoso.
Un gran numero di urubu, i corvi del golfo del Messico volteggiavano al di sopra di quel carnaio, calando or qua ed or là per banchettare colle membra ancor calde di quei miseri spenti dal piombo nemico.
Terribili scene erano avvenute anche ad Aguadores, non meno sanguinose di quelle di El Caney. Furiosi assalti erano avvenuti, tremende cariche erano state date dalle grosse colonne americane, ma colà gli spagnuoli, più fortunati, malgrado le stragi orrende prodotte dai cannoni a tiro rapido e malgrado l’enorme superiorità numerica degli avversari, avevano vinto, coprendosi di gloria.
Il generale Linares, loro comandante, l’eroe della giornata era stato gravemente ferito ad un braccio; i suoi due aiutanti erano stati uccisi, però duemila americani erano rimasti sul campo della pugna parte morti e parte feriti.