Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
282 | Capitolo trentunesimo |
— Bah!... E la dinamite, non la contate? S’incaricheranno i palombari di farla saltare, ecco tutto. Là! Lo dicevo io che si trattava d’un progetto prestabilito? Ecco che le navi americane prendono il largo e che sospendono il bombardamento.
— Poche perdite oggi, ma domani?...
— Riprenderanno il cannoneggiamento?
— Me lo direte domani sera, donna Dolores. —
CAPITOLO XXXII.
L’imboscata di Jaragua.
Alle cinque del mattino del 6 giugno, cioè il giorno dopo dell’affondamento del Merrimac, le due squadre americane di Sampson e di Schley, riprendevano il terzo e più formidabile bombardamento della piazza assediata.
Le cinque corazzate maggiori, seguite da altre quindici navi radunate in due gruppi, s’avvicinarono al canale ed alla distanza di quattromila metri aprirono un fuoco tremendo, tentando di diroccare il Morro e la Sopaca e di smontare le batterie de la Estrella e di Santa Catalina.
Le granate, gli obici mostruosi e le bombe laceranti, grandinavano fitte dovunque, mettendo a dura prova il coraggio degli artiglieri spagnuoli, i quali si trovavano imbarazzati a rispondere a tanta furia.
Soprattutto i cannoni da 30 e da 33 cent. dell’Yowa, dell’Oregon, dell’Indiana, del Massachussett, del Texas, del New-York e del Brooklyn producevano danni considerevoli, lanciando le loro palle fino nella baia interna.
La Reina Mercedes che si trovava nel canale, occupata a sgombrare i rottami del Merrimac, la cui carcassa era stata fatta saltare durante la notte, fu costretta ad aprire il fuoco coi suoi pezzi Hontoria, aiutata dalle due contro-torpediniere Terror e Pluton e dalla Viscaya che aveva lasciato l’ancoraggio del Nispero.
Certi momenti la massa dei proiettili era tale e le esplosioni delle bombe così tremende, da credere che il Morro e le batterie andassero a soqquadro e che le loro polveriere scoppiassero.
Cadevano però soprattutto sulla Sopaca e su la Estrella, come se gli americani, convinti della formidabile resistenza che poteva offrire il forte del Morro, si fossero prefissi di smantellare le fortezze minori, contro le quali potevano avere buon giuoco.
Gli spagnuoli però, non ostante la rovina delle batterie, non cessavano dal rispondere, con crescente vigore, tentando di maltrattare, più che era possibile, le due squadre.
Mentre il bombardamento infuriava, brutte notizie giungevano