Pagina:Salgari - La capitana del Yucatan.djvu/253


L’inseguimento 251

In quel momento l’Yucatan passava in un punto che rimaneva quasi scoperto.

Le isole e le scogliere per una strana combinazione, lasciavano aperto un canale lunghissimo da cui si poteva dominare il mare libero, un canale però che doveva essere assolutamente impraticabile, essendo interrotto da una moltitudine di banchi e di scoglietti.

Attraverso a quello squarcio, la marchesa e Cordoba poterono scorgere, ad una distanza di sei miglia, il grosso incrociatore, il quale doveva essersi fermato dinanzi all’entrata del labirinto, all’estremità del canale dell’Est.

Quasi subito una seconda detonazione, più formidabile della prima, si distese sul mare, poi in aria si udì il ronfo metallico che annunciava l’avvicinarsi d’un proiettile di dimensioni non comuni.

La palla passò sopra la piccola nave e andò a demolire la cresta d’una roccia, poi piombò in acqua sollevando una colonna di spuma.

— Palla da 24, — disse Cordoba. — Ci salutano con centoquarantasette chilogrammi di ferro!... Troppa roba, cari yankees!... Serbate quei proiettili per le corazzate!... —

Un terzo sparo echeggiò ma il proiettile non giunse questa volta fino all’Yucatan. Lo si vide scoppiare trecento metri al di là del canale, facendo volare in aria un turbinìo di macigni.

— Tornano alle palle esplodenti, — riprese Cordoba colla sua solita voce scherzevole. — Deve essere uno shrapnel da 9; fanno ora economia quei cari yankees. Troppo tardi, amici carissimi!... Tempo sprecato!... —

L’Yucatan avendo trovato acqua più che sufficiente pel suo scafo, si era slanciato in quel nuovo canale, mettendosi al riparo dei colpi dell’incrociatore.

A tribordo si estendevano delle lunghe catene di scogliere assai alte ed assai massicce che lo coprivano completamente contro quegli enormi proiettili.

Il canale continuava a serpeggiare, prolungandosi in mezzo a quel caos d’isolotti e di bassifondi. Colon ed i suoi marinai erano costretti a scandagliare senza interruzione, per tema che le acque improvvisamente venissero meno o che sotto si stendesse qualche banco.

Per un’ora l’Yucatan s’avanzò penosamente fra quei pericolosi ostacoli, poi tutto d’un tratto si trovò in una piccola baia quasi circolare, rinchiusa da un’isoletta verdeggiante e da alcuni gruppi di scogliere dove l’acqua era tranquilla come quella d’un lago.

Due sole aperture servivano di passaggio: il canale che la nave allora aveva seguito ed un altro che pareva si dirigesse verso il nord, serpeggiando fra il lembo occidentale del labirinto.

— Stop!... — gridò Cordoba.

Le due eliche si arrestarono, poi turbinarono in senso contrario, mentre a prora veniva lasciata cadere l’àncora di babordo.