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248 Capitolo ventottesimo

— Vedi, Cordoba, — disse la marchesa. — Se noi tentavamo di cacciarsi fra l’isola della Lana e quella della Piedra a quest’ora noi saremmo presi fra due fuochi.

— È vero, donna Dolores, — rispose il lupo di mare. — Quei birbanti di yankees sono più furbi di quanto credevo. Per ingannarli saremmo rimasti a nostra volta ingannati e come!... Cosa vorranno fare ora?...

— Ci dànno la caccia, signor Cordoba, — disse il capitano Carrill che aveva puntato il cannocchiale.

— Corrono su di noi?

— L’incrociatore ha virato di bordo ed ha messo la prora all’est. Si prepara ad inseguirci senza attendere la torpediniera.

— Oh!... Per quella ci vorrà poco a raggiungere il colosso. Filerà venti o ventidue miglia all’ora, ne sono certo.

— Noi corriamo di più, Cordoba e la lasceremo indietro, — disse la marchesa. — Ingegnere!... A tutto vapore!...

— Sì, a tutto vapore, — disse Cordoba. — Cerchiamo di cacciarci nel labirinto, prima che possano indovinare la nostra vera rotta. —

Dieci minuti dopo l’Yucatan aveva già accelerata considerevolmente la marcia, toccando i ventidue nodi all’ora e continuava ad aumentarla per giungere ai ventisei, il limite massimo.

Torrenti di carbone venivano precipitati nei forni mentre le eliche turbinavano con crescente fragore, sollevando delle ondate spumeggianti. Il vapore, imprigionato nelle pareti di ferro, muggiva sordamente imprimendo ai bracci ed agli stantuffi pulsazioni febbricitanti che di momento in momento aumentavano.

Un fremito sonoro scuoteva la piccola nave dalla chiglia alla sommità degli alberi e dalla ruota di prora a quella di poppa.

L’Yucatan pareva che balzasse sotto i colpi vertiginosi delle due eliche. Il suo sperone fendeva netto le acque sollevando due vere pareti liquide che s’allargavano rapidamente a babordo ed a tribordo, tracciando un solco smisurato e spumeggiante.

In capo a mezz’ora aveva ormai guadagnato considerevolmente sull’incrociatore. Questi però, quantunque dovesse essersi accorto che non poteva gareggiare con quella piccola nave, non aveva sospeso l’inseguimento, anzi tutt’altro. Si era posto bravamente in caccia bruciando tonnellate di carbone e coprendosi di fumo e di scintille. La cannoniera o torpediniera che fosse, lo aveva già raggiunto e lo seguiva a breve distanza.

Il labirinto de las Doces Leguas non era più lontano. Al di là della barriera delle isole si vedevano già apparire i primi isolotti e le prime rocce le quali dovevano in breve diventare numerosissime.

L’Yucatan avrebbe potuto tagliare la barriera approfittando di uno dei tanti passaggi, non volendo però correre il pericolo di esporsi ad un arenamento, voleva raggiungere prima il canale dell’Est, più comodo, più conosciuto e quindi meno da temersi.