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240 Capitolo ventisettesimo

sovente quindici piedi e grossi assai, colla testa foggiata a martello e con gli occhi rotondi, grossi e dal lampo pauroso.

Sono feroci quanto i pesci-cani fors’anche di più e si scagliano con grand’impeto addosso ai disgraziati che cadono in mare, tagliandoli a metà con un solo colpo delle loro formidabili mascelle. Tuttavia vi sono non pochi indiani della Venezuela, specialmente i Caraibi, i quali osano ancora affrontarli per pascersi delle carni di quei mostri e riportando quasi sempre vittoria.

Verso il tramonto l’Yucatan, che doveva trovarsi, secondo i calcoli di Cordoba e della marchesa all’altezza di Trinidad, modificò la rotta per risalire verso i cayos de las Doce Leguas, non stimando prudente muovere direttamente verso il capo della Cruz, che forma la punta estrema di quella specie di penisola che delimita le coste meridionali di Cuba.

Aveva già cominciato a risalire verso il nord-est, quando la marchesa che stava ammirando il sole prossimo a tuffarsi in mare, in mezzo ad un oceano di luce rossa che faceva scintillare vivamente le acque, additò a Cordoba un isolotto perduto sull’orizzonte.

— Cos’è quella terra? — chiese.

— Ah!... — esclamò Cordoba. — È l’isola Serrano, un’isola che fu un tempo celebre.

— E perchè, amico?... È avvenuto qualche tragico fatto su quel brano di terra perduto sul mare?

— Ha servito di rifugio a Pedro Serrano.

— Ne conosco ora meno di prima, Cordoba.

— Al Robinson spagnuolo.

— Non conosco questa istoria. Ho letto quella del Robinson inglese scritta dal Foë, ma ignoro quella del nostro compatriota.

— Non è una istoria recente, poichè risale alla metà del XVI secolo, ma non è meno interessante nè meno commovente dell’eroe di Foë.

«Pedro Serrano, un bravo marinaio, nuotatore instancabile, si era imbarcato su di una vecchia caravella cubana che doveva recarsi nella Venezuela, se non erro.

«Una tempesta la manda ad infrangersi contro un’isola da nessuno conosciuta, tutto l’equipaggio escluso il solo Serrano, miseramente annega.

«Il povero marinaio, dopo una lunga lotta colle onde, riusciva a prendere terra su quell’isola da tutti ignorata quasi nudo, e con un solo coltello che aveva miracolosamente conservato.

«L’isola era deserta, senza piante e senza animali. Chiunque si fosse trovato al posto del povero marinaio si sarebbe lasciato morire, pure invece egli non volle cadere senza lotta.

«Visse dapprima con granchi di mare, poi, avendo sorpreso delle testuggini ne capovolse parecchie, assicurandosi i viveri per qualche tempo.