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Il colpo di testa di Cordoba 211

Cordoba pareva tranquillissimo, quantunque sapesse di giuocare una carta estremamente pericolosa, che poteva costargli non solo la libertà, anche la vita. Quell’indiavolato lupo di mare doveva avere una straordinaria sicurezza nella riuscita del suo progetto ed una grande dose di energia e di audacia per mostrarsi così calmo in quel supremo momento.

Anche i due marinai non sembravano molto preoccupati, avendo completa fiducia nel loro comandante. Forse solamente Quiroga non era interamente tranquillo poichè lo si udiva a mormorare di sovente agli orecchi di Cordoba:

— Siate prudente o perderete tutti. —

Giunti all’opposta estremità del campo, l’insorto si arrestò dinanzi ad una casetta a due piani, circondata da una veranda ed ombreggiata da un gruppo di banani le cui foglie, di dimensioni veramente esagerate, si allungavano verso il tetto.

Un uomo vestito di tela bianca e che teneva il capo riparato da un largo feltro, una specie di sombrero messicano, adorno di tre stelle d’oro e che stava seduto sull’affusto d’un cannone fumando un grosso avana, scorgendo quel gruppo di persone, si alzò.

Era un bell’uomo, alto di statura, dai lineamenti regolari, con una barba fitta e nerissima, con due occhi intelligenti e vellutati che tradivano la sua origine spagnuola, quantunque avesse la pelle piuttosto oscura, bruciata dal sole.

— Chi sono questi caballeros? — chiese all’insorto, gettando via il sigaro.

Poi facendo bruscamente due passi innanzi, con una certa sorpresa:

— Toh!... Il signor Del Monte!... Da dove venite, amico?... Avete lasciato Pardo?... —

Il cubano brontolò qualche cosa fra i denti, ma vedendo gli sguardi minacciosi di Cordoba, dilatò la bocca ad un sorriso forzato, dicendo:

— Ben contento di rivedervi, signor Guaymo. Vi porto, innanzi a tutto, i saluti del capitano Pardo. —

Il mulatto vedendo che si conoscevano, credette inutile di aprire le labbra e se ne andò assieme all’insorto.

— Qual vento vi porta qui, signor Del Monte? — continuò il comandante di San Felipe.

— Un motivo urgente, — rispose il cubano. — Voi dovete aver ricevuto dei prigionieri.

— Sì, la marchesa del Castillo, un capitano spagnuolo, e quattro marinai.

— Che dovevate consegnare ad un capitano americano.

— È vero, signor Del Monte. Al comandante dell’Oyster.

— Ecco qui il tenente Zames Mac-Kye, comandante in seconda dell’Oyster.

— Carrai!... — esclamò il capo degl’insorti, con stupore, —