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Il colpo di testa di Cordoba 207

il mulatto. — Vi avrei accolto con maggiore affabilità. In che cosa posso esservi utile?

— Desidererei che voi mi conduceste dal signor Guaymo.

— Sono ai vostri ordini, signore. —

Il mulatto accostò le mani alla bocca e mandò un fischio acutissimo. Quasi subito si videro sorgere fra le canne da zucchero venti o venticinque negri armati di tromboni e di qualche fucile a retrocarica.

— Oh!... Oh!... — fece Cordoba. — Avevate una scorta?

— Comando un drappello d’insorti, signore, — disse il mulatto. — Camardo!

Un negro che indossava una camicia di flanella rossa e che portava sul capo un vecchio cappello da ammiraglio adorno d’un mostruoso ciuffo di piume si fece innanzi sgambettando come una scimmia e s’arrestò presso il mulatto salutando militarmente.

— Condurrai qui sei cavalli, i migliori della fattoria. Durante la mia assenza comanderai tu il posto. —

Il negro partì correndo, mentre i suoi compagni, ad un cenno del mulatto, tornavano a nascondersi fra le canne da zucchero.

— Temevate un attacco? — gli chiese Cordoba.

— Avevo scorto la vostra scialuppa ed avevo fatto radunare i miei uomini per catturarvi, — rispose il mulatto. — Viviamo in tempo di guerra, signore.

— Avete fatto bene; la sorveglianza non è mai troppa.

— Avete armi da sbarcare, signore? Gli insorti di Cuba ne hanno estremo bisogno.

— Ho ventimila fucili e duecento casse di munizioni che andrò a sbarcare alla ensenada della Broa, appena mi sarà possibile. Ah! Ecco il vostro aiutante di campo. —

Il negro dal cappello d’ammiraglio usciva allora dal bosco, spingendo al galoppo sei bellissimi cavalli di razza andalusa, di piccola taglia, e d’una robustezza e d’una resistenza a tutta prova.

Il mulatto, Cordoba ed i suoi compagni si affrettarono a salire in sella, impazienti di giungere a S. Felipe.

— Andiamo, — disse il mulatto.

Il drappello partì al galoppo costeggiando la piantagione e si cacciò in mezzo ad un superbo bosco di cedri altissimi, che si estendeva lungo la spiaggia.

Cordoba aveva fatto segno a Quiroga di accostarsi al mulatto per tenergli compagnia, poi si era messo a fianco del cubano, parlandogli a bassa voce. Quel dialogo non doveva essere molto interessante pel prigioniero, poichè si vedeva questi fare sovente certe smorfie che indicavano come non fosse gran che soddisfatto. Pure quando Cordoba ebbe terminato, finì col fare un cenno d’assenso.

— Badate!... — conchiuse Cordoba, con un gesto minaccioso. — Sapete che non sono uomo da scherzare.