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Combattimento notturno 201

spuma e l’Yucatan s’arrestò quasi di colpo, virando un po’ a tribordo.

Cordoba aveva mandato un grido di stupore.

Carramba!... Che splendido rifugio!...

Il tenente aveva ragione di dirlo. La piccola nave si trovava in mezzo ad una spaziosa caverna marina, di forma semicircolare, larga almeno cento metri e lunga quasi altrettanto e così alta che gli alberi della piccola nave non avrebbero toccata la vôlta.

Ai due lati del grand’arco che formava l’entrata, si estendevano due larghi cornicioni, due specie di banchine, le quali s’inoltravano fino a mezza caverna, innalzandosi gradatamente verso la vôlta.

Un numero infinito di uccelli che nidificava fra i crepacci, invase tosto la caverna con un gridìo assordante. I poveri volatili, spaventati dal sonoro russare della macchina e dalla presenza dei marinai, volteggiarono per alcuni istanti intorno alla nave protestando a loro modo contro quell’improvvisa violazione di domicilio, poi vedendo che quel mostruoso intruso non pensava ad andarsene, presero il partito di sloggiare e fuggirono disordinatamente, passando fra il gigantesco panneggiamento di piante cadenti.

— Al diavolo quei fracassoni! — esclamò Cordoba. — Credevano forse di spaventarci colle loro grida scordate? Ehi, mio vecchio Colon, lascia che ti ringrazi di averci offerto questo splendido rifugio. Carramba!... Chi potrà sospettare che qui dentro si nasconde una nave?... Sfido gl’insorti a scacciarci di qui. Nessuno verrà a disturbarci?

— Questa caverna non deve essere conosciuta, signor Cordoba, — rispose il mastro. — Si trova su di una costa deserta.

— Si apre in uno scoglio o nei fianchi di S. Felipe?

— In un grande scoglio, signore.

— Allora sono più tranquillo. Fa mettere in acqua la piccola baleniera con albero e vela.

— Volete lasciarci subito?

— Il mattino è più propizio per la caccia.

— Cosa intendete di dire, signor Cordoba?

— Lo saprai più tardi. Fa salire quel caro signor Del Monte. —

Due minuti dopo il cubano si trovava dinanzi al tenente.

— Volete appiccarmi, signore? — chiese.

— Lampi! — esclamò Cordoba, ridendo. — Dovete avere una grande paura della morte, mio caro signor Del Monte. Rassicuratevi però; non ho ancora fatto preparare il laccio. Diamine! Avremo del tempo poi.

— Allora cosa volete da me?...

— Un piccolo servigio.

— Me ne chiedete troppi, signor Cordoba. Non me ne rimarrà più uno da rendere nell’altro mondo.