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170 | Capitolo ventesimo |
— E da chi lo avete saputo?
— Da Alvaro.
— È giunto a bordo quel bravo?...
— Sì, signore, e da sole due ore, — rispose un marinaio facendosi innanzi.
— Tu!... — esclamò Cordoba.
— Io, mio tenente. Perdonerete se non sono giunto prima a bordo del Yucatan; mi sono smarrito parecchie volte in mezzo a queste dannate foreste.
— Tu sei un valoroso, mio caro, ed avrai una bella ricompensa. Sono felice di rivederti qui; avevo temuto che i ribelli ti avessero preso o fucilato.
— Sono sfuggito loro per miracolo, tenente. Ma... e la Capitana?... Io non la vedo con voi.
— Si trova nelle mani degl’insorti! — gridò Cordoba, con uno scoppio d’ira.
— La Capitana nelle mani di quei cani!... — esclamarono i marinai, con stupore.
— Carrai!... — esclamò il contro-mastro. — Noi andremo a liberarla, tenente, se ci date il permesso. Noi siamo decisi a tutto.
— Sì, ci andremo, ma non ora, — rispose Cordoba. — Essa non si trova più nella foresta.
— E dove dunque?
— Ai cayos di S. Felipe.
— Andiamo a S. Felipe, tenente! — gridarono i marinai ad una voce.
— Ci anderemo, miei bravi, non dubitate. La marchesa del Castillo, non rimarrà a lungo nelle mani degl’insorti di Pardo. Dov’è l’Yucatan?...
— Dietro questo bosco, signore, — rispose il contro-mastro. — Ci siamo ancorati più al largo per tema d’una sorpresa.
— È a bordo, mastro Colon?...
— Sì, signore, egli non ha voluto abbandonare la nave sospettando un tradimento dopo la ricomparsa di Del Monte.
— Di Del Monte!... — esclamò Cordoba. — È venuto qui quel pezzo di galeotto?
— È a bordo tenente.
— A bordo!... Mille fulmini!...
— Coi ferri ai piedi e guardato da due marinai.
— Cosa è venuto a fare a bordo?... Quel furfante è dunque stanco di vivere? Quale audacia!...
— Pretendeva che si sbarcasse immediatamente il carico.
— Canaglia!...
— Diceva che era stato incaricato di quell’ordine dalla signora marchesa.
— E Colon?...