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158 Capitolo diciottesimo

Un disordine indescrivibile si scorgeva colà. Dappertutto si vedevano botti fracassate, che dai fianchi squarciati avevano lasciato uscire fiumi di zucchero e di melazza che avrebbe dovuto servire alla fabbricazione del rhum, poi sacchi del pari sventrati, anche questi ricolmi di pani; caldaie e forme schiacciate, pezzi di macchine contorte, sbarre di ferro divelte e ripiegate, travi cadute dall’alto, avanzi di mobili ed in mezzo a quel pandemonio alcuni scheletri umani già ripuliti dalla loro carne dall’avido becco dei zopilotes, quei piccoli avvoltoi neri che sono così abbondanti nell’America centrale e nelle isole del Gran golfo messicano, e che sono incaricati della pulizia delle città, o dai denti delle numerose legioni di sorci che scorrazzano ancora le piantagioni non ostante la presenza delle sanguinarie manguste.

— Il luogo è poco allegro, — disse Cordoba.

— Però sicuro, signore, — rispose il soldato. — Qui nessuno verrà a disturbarci e potremo riposare tranquilli fino a questa sera.

— E sotto i denti nulla da porre? Non possiamo già fare colazione con delle canne da zucchero, pranzare con zucchero e cenare con del melazzo.

— Non trovo null’altro, signore. Tutto è stato distrutto dall’incendio.

— Di solito attorno alla batey vi sono sempre dei cocchi, dei banani, degli yams.

— È vero, ma qui tutto è stato abbattuto.

— Lo stomaco però brontola e reclama un po’ di colazione.

— Se voi avete pazienza si potrebbe forse trovare qualche topo selvatico. Nelle piantagioni non sono rari.

Carramba!... Mi offri dei topi!...

— Sono eccellenti quei rosicanti. Ho assaggiato più volte la loro carne e vi so dire che è tenera quanto quella dei capretti e assai gustosa. I negri ed anche i creoli ne vanno pazzi.

— Sono almeno grossi?

— Più d’un gatto.

— Vada pel topo se è possibile sorprenderne qualcuno. Vedremo poi se sarà così delizioso come voi asserite.

— Finchè vi riposate io vado a visitare le piantagioni.

— Badate di non fare uso del fucile.

— Non lo adopererò, siate certo. —

Mentre Cordoba si sdraiava su alcuni sacchi, fumando una sigaretta, il soldato uscì per mettersi in cerca del promesso arrosto.

Era assente da soli dieci minuti, quando il lupo di mare lo vide rientrare precipitosamente ed affannato come se avesse fatta una lunga corsa.

— Avete già preso il topo? — chiese Cordoba, alzandosi.

— Altro che topo!... — esclamò il soldato. — Sono diventato la selvaggina!...

Carrai!... Cosa volete dire?