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14 | Capitolo secondo |
I due uomini si diressero rapidamente verso il padiglione le cui finestre, benchè riparate da persiane e da tende si vedevano illuminate, ed entrarono in una specie di salotto ammobigliato con eleganza sobria, che dimostrava come la proprietaria del grandioso palazzo, non ostante le sue ricchezze, fosse di gusti molto diversi dalle messicane e dalle creole che sono così amanti dello sfarzo.
Invece di quei pesanti mobili e di quegli ampi e costosi cortinaggi e quei grandi vasi ripieni di piante esotiche che si vedono in quasi tutte le case messicane, non si trovavano che poche sedie di bambù, qualche scaffale ripieno di ninnoli provenienti dai paesi d’oltremare, delle grandi carte geografiche, dei modelli di navi, dei gruppi d’armi intrecciati al di sopra le porte, un tavolo di ebano intarsiato di madreperla ed una grande lampada d’alabastro che versava una scialba luce.
In mezzo a quel salotto, ritta dinanzi ad una carta geografica del golfo del Messico, se ne stava la marchesa del Castillo, l’intrepida capitana del Yucatan, ma in abiti femminili, poichè indossava una lunga veste di mussola bianca adorna di pizzi di gran valore, mentre i suoi neri capelli stavano raccolti attorno ad uno di quegli alti pettini di metallo, come usano le spagnole e soprattutto le creole delle Antille.
Il signor Viscayno, vedendo la marchesa, si era sbarazzato del serapè e si era levato l’ampio sombrero, dicendo:
— Sono ben felice di vedervi, donna Dolores. Vi porto i saluti ed i ringraziamenti del console. —
Il signor Viscayno, segretario del consolato spagnolo di Merida, era un uomo ancora giovane, non avendo più di trentacinque anni. Era un bell’uomo, alto, bruno, come se nelle sue vene scorresse sangue meticcio, con due occhi grandi e vellutati, un bel paio di folti baffi neri che gli davano un aspetto assai marziale, e portava con somma eleganza il pittoresco costume messicano.
Strinse la mano bianca, dalle dita affusolate, che la marchesa gli porgeva con grazia e con tratto di grande dama, poi sedette di fronte a lei, dicendole:
— Il generale è stato avvertito.
— Aspetta adunque il mio yacht?...
— Vi conta.
— Sa che porta fucili e munizioni?...
— Sì, marchesa.
— Ha bisogno degli uni e delle altre?
— Urgentissimo, poichè il blocco impedisce alle nostre navi di giungere a Cuba, mentre vi sono ancora numerosi volontari da armare.
— Credete che riesca nel mio intento, signor Viscayno?
— La cosa sarà difficile, perchè la squadra americana del-