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Per la patria | 13 |
zione antica come ve ne sono ancora molti a Merida, città rimodernata ora, ma fondata da parecchi secoli. Quel palazzo aveva ampi finestroni, gallerie di stile moresco ed un portone altissimo, difeso da un cancello enorme, munito di sbarre grossissime.
Il signor Cordoba girò un angolo del grandioso edifizio, rasentando la muraglia d’un giardino, estrasse di tasca una piccola chiave, e s’arrestò dinanzi ad una porticina seminascosta dai rami pendenti d’una magnifica passiflora.
Stava per introdurla nella toppa, quando credette di scorgere, presso l’angolo d’una casetta che stava di fronte al vecchio palazzone, una forma umana che subito scomparve.
— Oh!... — mormorò, aggrottando la fronte e cacciando rapidamente una mano sotto il serapé.
— Cos’avete, signor Cordoba? — gli chiese il compagno.
— Mi parve che qualcuno ci spiasse.
— Cosa grave: sarebbe una prova che il console americano ha fiutato qualche cosa. —
Il signor Cordoba non rispose. In quattro salti attraversò la via e giunto sull’angolo della casetta guardò attentamente in una viuzza vicina che era fiancheggiata da povere capanne indiane e da ortaglie.
In lontananza una forma umana, avvolta in un grande mantello, camminava barcollando, ora scendendo sul selciato ed ora urtando contro i muri. Osservando con maggior attenzione, il signor Cordoba credette di scorgere sulle spalle di quell’individuo un oggetto che pareva dovesse essere una chitarra.
— Forse abbiamo disturbato una serenata — mormorò.
Rimise nella cintura la rivoltella che aveva levata, riattraversò la via e raggiunse il compagno che l’attendeva dinanzi alla porticina.
— Vi eravate ingannato? — gli chiese questi.
— Lo credo.
— Meglio così, signor Cordoba. —
La porticina fu aperta senza rumore, ed i due misteriosi individui si trovarono in un ampio giardino, coperto da grandi alberi dalle foglie bizzarramente piumate e ricco di fiori esalanti acuti profumi.
Si erano appena avanzati su di un viale, quando una bianca figura di donna apparve sulla soglia d’una specie di padiglione che si prolungava sul di dietro del grandioso palazzo.
Una voce energica, che aveva qualche cosa di metallico e d’imperioso, quantunque sembrasse di donna, chiese:
— Sei tu, Cordoba?...
— Sì, donna Dolores.
— E l’uomo che ti segue?
— Il segretario del console spagnolo.
— Fate presto!... —