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128 | Capitolo quindicesimo |
— Per centomila pesci-cani!... — esclamò Cordoba, arrestandosi indeciso. — È ben brutto quel sucuruhyu!... Mi guarda in certo modo, come volesse affascinarmi e credo che sia capace di riuscirvi. Ehi, marinaio, non guardare quegli occhi o non faremo nulla di buono.
— Tuoni dell’Yucatan!... — gridò il marinaio. — Non credo di essere mai stato un pauroso, eppure dinanzi a questo enorme rettile mi sento prendere da un certo orgasmo che mi fa tremare le membra.
— Cordoba!... — esclamò la marchesa. — Scarica il tuo fucile fra le mascelle di quel mostro. Fa troppo paura per affrontarlo.
— Per attirare l’attenzione degl’insorti e farci prendere? No, donna Dolores, non farò uso del fucile. Ehi, marinaio, lancia il laccio, se il braccio non ti trema.
Erano allora giunti a pochi passi dal mostruoso rettile il quale si era collocato in modo da occupare tutta la larghezza della galleria. Prevedendo un imminente attacco, si era raggruppato su se stesso, tenendosi pronto a scattare ed a far uso delle sue potenti spire.
Cordoba diede al soldato la funicella di catrame, poi afferrò il fucile con ambe le mani alzandolo a guisa di mazza e si spinse risolutamente addosso al rettile, deciso ad accopparlo od a costringerlo a lasciare libero il passo.
— Cordoba! — esclamò la marchesa, spaventata, mentre il soldato ed i marinai si slanciavano innanzi, pronti a prendere parte alla lotta, quantunque la galleria non permettesse di aiutare efficacemente il lupo di mare ed il suo compagno.
Il rettile vedendo il tenente si era bruscamente rizzato, tendendo ad un tempo la testa e la coda. Cordoba, pronto come il lampo, scagliò una botta furiosa col calcio del fucile, ma il colpo andò a vuoto, anzi l’arma, percuotendo la parete, si spezzò in due.
Scombussolato dalla mala riuscita di quell’impetuoso attacco, il lupo di mare perdette l’equilibrio, però cercò subito di riprenderlo e di balzare indietro. Disgraziatamente nel fare quella mossa scivolò sulla coda del rettile che tentava di afferrarlo per le gambe e cadde al suolo mandando un grido di terrore.
Tutti lo credevano ormai perduto e già preso fra le possenti spire del rettile; il marinaio che lo aveva seguito, non era però rimasto inoperoso.
Con un ammirabile sangue freddo aveva avuto il tempo di gettare il laccio attorno alla testa del mostro, poi era balzato indietro senza abbandonare la corda, gridando:
— A me, camerati! —
I quattro marinai si erano precipitati innanzi come un solo uomo, afferrando la corda, mentre lo spagnolo, con una vigorosa scossa, tirava indietro Cordoba, trascinandolo per una gamba.
Il rettile, sentendosi strozzare dal laccio, si era disteso dibat-