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Una fuga prodigiosa 127

o dall’urto d’un corpo solido contro la parete rocciosa della galleria.

Carramba!... — gridò il tenente, impallidendo. — Vi è un serpente dinanzi a noi!...

— Sì, sì, — confermò il soldato, il quale si era gettato risolutamente dinanzi a donna Dolores per meglio proteggerla.

— Accendi la corda, Cordoba, — disse la marchesa.

— È quello che sto facendo.

— Che sia qualche rettile pericoloso?...

— Lo si vedrà, donna Dolores.

— Hai il fucile carico?...

— Non sarò così imprudente da servirmene.

— È vero: la detonazione potrebbe attirare l’attenzione degli insorti. —

La corda incatramata era stata accesa. Cordoba l’alzò per meglio vedere e scorse dinanzi a sè, a circa dieci passi, un grosso serpente aggomitolato su se stesso, il quale dardeggiava sui fuggiaschi degli sguardi fiammeggianti.

— Oh!... L’orribile rettile!... — esclamò la marchesa, facendo un gesto d’invincibile ripugnanza.

— State in guardia!... — gridò il soldato, traendo indietro Cordoba e la marchesa. — Abbiamo da fare con un sucuruhyu. —

— L’ho conosciuto, — rispose Cordoba. — È il rettile più pericoloso e più vorace di tutte le Antille. O ci lascerà il passo o lo accopperemo col calcio dei nostri fucili.

— Sii prudente, amico.

— Signor tenente, lasciate fare a me, — disse uno dei marinai, scivolando dietro la marchesa onde farsi innanzi. — Ho un buon nodo scorsoio per strangolarlo.

— Andremo ad affrontarlo assieme, giovanotto mio. Bada però a non farti prendere; quei rettili sono dotati d’una forza prodigiosa e stritolano un uomo come fosse una semplice canna da zucchero.

— Mi terrò pronto a saltare indietro, — rispose il marinaio.

Il rettile, vedendo quei due uomini ad avanzarsi, aveva svolte rapidamente le sue spire, rizzando minacciosamente la testa e mandando dei sibili stridenti che indicavano una rabbia feroce.

Quel mostro faceva davvero paura, tanto più che aveva una mole straordinaria ed una grossezza tale da poter contenere nel suo stomaco un uomo intero.

Misurava almeno dieci metri e nelle parti centrali era più grosso d’un giovane vitello, forse in causa di qualche voluminosa vittima da poco inghiottita e non ancora del tutto digerita. Tali rettili impiegano un bel numero di giorni prima di poter consumare ciò che assorbono, essendo costretti a mandar giù le prede tutte d’un pezzo, in causa della cattiva disposizione dei loro denti, i quali d’altronde sono pochi ed inadatti al loro ufficio.