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Una fuga prodigiosa | 123 |
— Carrai!... — esclamò il lupo di mare. — Stiamo per venire presi e massacrati.
— È vero signore, — rispose il soldato.
— E quella dannata galleria?... —
In quel momento si udì la voce della marchesa a gridare:
— In ritirata, Cordoba!... La via è libera!... —
CAPITOLO XV.
Una fuga prodigiosa.
Il lupo di mare ed il soldato, udendo quel grido che annunciava una buona nuova, scaricarono un’ultima volta le loro armi per trattenere od almeno ritardare di qualche minuto l’avanzata degl’insorti, poi passando attraverso uno squarcio della parete già mezza diroccata, si slanciarono nella seconda stanza.
In quel momento i tromboni dei negri facevano piovere nell’interno della prima casamatta una gragnuola di chiodi, di veccioni o di pezzi di vetro.
Alla base del torrione Cordoba vide i marinai e la marchesa occupati a rizzare una grande lastra di pietra, che era stata già trascinata dinanzi l’apertura della galleria.
— Grazie, Cordoba, — disse la marchesa, vedendo il suo tenente. — Questi pochi minuti sono stati bastanti per assicurarci la ritirata.
— È sgombro il passaggio?... — chiese il lupo di mare.
— Sì, l’abbiamo sbarazzato dai rottami che l’ostruivano.
— Affrettiamoci a scomparire; gl’insorti si avanzano rapidamente. Fra due o tre minuti saranno qui.
— Scendiamo, amico.
— Chi sarà l’ultimo?...
— Io, signor tenente, — rispose un marinaio, il più robusto dei cinque.
— Sei capace di lasciar cadere la lastra di pietra?
— Non dubitate.
— Bada che otturi completamente il passaggio. Avete una torcia almeno?...
— No, — disse la marchesa.
— Non importa: esplorerò io il terreno. Seguitemi col soldato, donna Dolores. —
In quell’istante si udirono al di fuori rimbombare i sei o sette tromboni dei negri. La detonazione fu così formidabile, che una parte della vôlta della casamatta crollò con grande fracasso, mentre alcuni proiettili, passando fra le fessure delle pareti, penetravano nella stanza fischiando e scrostando larghi tratti di calce.
— Affrettiamoci o resteremo schiacciati, — gridò Cordoba.